Pedagogia clinica ed età avanzata

Spesso si pensa che il Pedagogista Clinico si occupi solo di bambini e ragazzi, di difficoltà scolastiche o comunque di problemi che non hanno a che fare con gli adulti ed ancor meno con gli anziani: non è così. Nel vasto panorama dei Metodi Pedagogico Clinici ANPEC troviamo vari esempi di fruttuoso impiego di essi con soggetti in età avanzata. L’approccio è alla persona nella sua totalità, l’obiettivo generale è il benessere, quindi l’età è una delle variabili individuali, non è una discriminante che compromette un intervento. A seguito di una prima fase di verifica delle potenzialità, abilità e disponibilità del soggetto (verifica PAD) si creerà un percorso in supporto alle difficoltà della persona, radicato sulle sue capacità, a prescindere dalla data di nascita.

Per l’esperienza accumulata in questi anni, posso dire che con le persone anziane, più spesso capita di lavorare sul fronte del recupero delle capacità mnestiche e della percezione del proprio corpo.  Andando ovviamente in adattamento alle caratteristiche individuali e alle possibilità motorie, si apre la possibilità, da una parte di recuperare o arginare la degenerazione, delle problematiche relative alla memoria, attraverso il Metodo MPI® (Memory Power Improvement) e dall’altra, di migliorare la propriocezione per mezzo dei metodi corporei, per cui ad esempio il Touch Ball® appare spesso come il più versatile e gradito, in quanto utilizza un contatto mediato, non invasivo. Ulteriore aspetto implicito ed essenziale, è quello della relazione che si crea: la persona anziana vive una dimensione di aiuto, in luogo tutelato, non medicalizzato e privo di richieste di “prestazione tipo esercizio”. Tutto ciò la sostiene nella propria autostima, nella percezione del che cambia, nel desiderio di fare per sé stessi. Non meno importante può essere considerata la dimensione del “gruppo di anziani”, che possono avvalersi delle potenzialità dell’approccio Pedagogico Clinico, per promuovere autonomie e consolidare competenze all’interno dello spazio sociale condiviso, grazie a progetti ideati appositamente per queste realtà. Per concludere possiamo dire che i limiti dettati dall’età non devono diventare alibi per smettere di vivere prima del tempo o per lasciarsi decadere.

A qualunque età insomma, la cosa importante è non restare soli e saper chiedere aiuto.

Alba Passarella

Pedagogista Clinico ANPEC N.4278

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