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Succede di discutere in famiglia, del resto fra le quattro mura di casa ci si sente più liberi: perchè non si dovrebbe essere se stessi fino in fondo almeno qui?

In effetti il pensiero non fa una grinza e dal punto di vista del singolo individuo ciò appare come un diritto e in un certo senso lo è.

Come fare a tenere insieme tensioni che esplodono e la presenza dei figli? Premettendo che ogni storia individuale e ogni situazione familiare è unica, irripetibile e che andrebbe discussa nell’opportuna sede dello studio, luogo neutrale e accogliente per tutti, si possono offrire comunque degli spunti di riflessione generali anche in questa rubrica, che potrebbero aprire a nuove visioni sul tema.

Ogni membro della famiglia ha il diritto di poter comunicare ciò che crea disagio all’interno della casa, è il ruolo che occupa all’interno del nucleo familiare a delineare il “come dovrebbe” venire esternato il tutto.

I bambini manifestano il loro disappunto con urla, lacrime, capricci. Questo comportamento occasionale dei bambini è socialmente considerato come tollerabile, normale, accettabile: del resto “sono bambini!”; (se invece fosse la consuetudine, varrebbe la pena approfondirne insieme le cause).

L’adulto in famiglia è rappresentato dal papà e dalla mamma, da cui generalmente ci si aspetta il massimo rispetto del ruolo e dei valori di cui dovrebbero essere portatori.

Il fatto è che sono persone, prima di essere mamma e papà! Ci vuole impegno, fatica, equilibrio e tanta buona volontà per tenere in mente, quando si è lì,lì per “esplodere”, che la genitorialità è un processo irreversibile: tuo figlio ti vedrà sempre come suo padre o sua madre, anche a 70 anni!

Tuttavia da piccolo ha meno strumenti  per comprendere le circostanze in cui si trova.

La natura dello stato di figli porta a percepire i genitori come i riferimenti più importanti della vita (almeno da bambini) quindi, ogni volta che si accende una lite di fronte ai figli, si dovrebbe contemporaneamente pensare che loro non ne sono esclusi solo perchè non sono direttamente l’oggetto di cui si discute.

Urla, pianti, qualche parola grossa, da parte dei genitori (sperando sempre ci si limiti solo a questo) mettono i figli a disagio.

Un disagio che potrebbe essere terreno fertile per fare emergere problemi diversi, che solo apparentemente sembreranno lontani, come l’ insuccesso scolastico o “la pipì a letto”, per esempio.

Va da sè che l’episodio occasionale e isolato della “sfuriata” non lascia una traccia indelebile nella crescita di un figlio, piuttosto è l’esposizione costante e abituale a simili modalità che potrebbe minare la sicurezza e la serenità del soggetto in crescita.

Il Pedagogista Clinico pone il benessere della persona al centro del proprio intervento: bambino o adulto che sia.

Le interazioni familiari quindi, non possono non essere tenute in buon conto.

Ciò non significa imbavagliare l’adulto che ha diritto di manifestare il proprio disagio, ma accompagnarlo ad esplorare modi e tempi diversi per comunicare e dissipare le proprie tensioni.

PDF: SE MAMMA E PAPA’ LITIGANO