Project Description

Ricevere dal proprio figlio la notizia di aver subìto un atto definibile come “bullismo”, è spiazzante per chiunque. Le reazioni successive possono variare, ma di sicuro, almeno per un attimo, si resta senza respiro, ammutoliti, quasi increduli. Cosa si può fare? Tenendo sempre conto che si tratta di linee generali, che ogni individuo ha la propria storia e che fra “il dire e il fare c’è di mezzo sempre il mare!”, ecco qualche indicazione pratica e concreta, per i primi minuti, che spesso colgono impreparati e rischiano di minare l’instaurarsi di un dialogo.

Porsi in ascolto accogliente e mantenere la calma: essersi confidato, per un figlio, è un fatto importante e non scontato. Come fare? Prima di tutto ricordarsi di respirare: sembra una banalità, ma quando un’emozione forte ci sorprende, il fiato si blocca, impedendo anche alle emozioni di fluire. Un paio di respiri profondi e i pensieri già si schiariscono. Cercate di lasciarlo parlare, non interrompetelo, non siate incalzanti (…e respirate!). Lui si sta confidando e ha bisogno di sentire che voi siete lì, accanto, lo sostenete anche in questa situazione di forte disagio, stabili come rocce su cui si può aggrappare con sicurezza. Evitate di smentire eventuali affermazioni tipo “nessuno a scuola mi vuole”, con l’istintivo “…ma no! Cosa dici, non è vero!”, perchè pur sapendo che non è proprio vero, dovete impegnarvi ad accogliere il suo bisogno, cioè quello di venire riconosciuto nella sensazione che questo pensiero gli dà (…respiro!). Cosa dire allora? Meglio porre la questione in altri termini, ad esempio “…forse oggi è così come dici, ma magari potrebbe cambiare in futuro…”, così passerà in modo indiretto anche questo messaggio: “riconosco il tuo bisogno, non minimizzo il tuo disagio ma lo accolgo, ti offro l’idea di poter superare il disagio in futuro”…ciò non è poco! Fategli sentire che ci siete, che vi attiverete insieme per cercare una soluzione, rassicurandolo che non attuerete comportamenti che in qualche modo possano metterlo a disagio di fronte ai compagni, cercando di evitare di suggerire la violenza come risposta, propondendo invece forme di “sabotaggio” del bullo, come ad esempio l’ironia o l’autoironia. Suggerimenti pratici possono essere: tenere nota degli episodi, per avere un dato oggettivo circa modalità, circostanze e frequenza; parlarne con i docenti o con il dirigente della scuola perchè possano monitorare la situazione e definire idonei interventi; consultare uno specialista per supportare la famiglia in questo delicato momento, perchè di fatto, la coinvolge tutta. L’unione fa la forza!

Alba Passarella
Pedagogista Clinico ANPEC N.4278
333 666 98 05

www.studiometalogo.com

PDF: “ AIUTO! MIO FIGLIO MI HA DETTO CHE UN BULLO…”