I bambini e i ragazzi stanno sicuramente soffrendo per il prolungarsi delle norme restrittive imposte dalla pandemia; abituati a potersi muovere ed incontrare, confrontarsi e condividere con i coetanei la quotidianità, restare a casa è indubbiamente qualcosa con cui fare i conti. Vorrei però esplorare la faccenda da altre angolazioni, perché una pluralità di sguardi e idee può essere un supporto nella fatica di questi giorni e aprire verso il futuro con maggiore fiducia.

Prima di tutto va detto che i più giovani sono per loro natura i più resilienti, cioè hanno una capacità maggiore rispetto agli adulti di adattarsi al cambiamento e di attivare risorse interne per superare la difficoltà, a patto naturalmente che l’ambiente familiare intorno li supporti, offrendo loro una limitata esposizione alle drammatiche notizie mediatiche, dicendogli la verità circa lo stato di salute proprio e dei propri cari, rispettando libertà e intimità individuali, seppur in spazi ristretti e naturalmente vivendo con un certo equilibrio emotivo la situazione. Tutto ciò presuppone che gli adulti siano sufficientemente sereni, capaci di non caricare negativamente una situazione già difficile e nella possibilità di riconoscere di aver a propria volta bisogno di un supporto nel caso si sentano soverchiati dall’emotività. Bambini e ragazzi vanno accolti nei loro momenti di tristezza, ascoltati nei loro sfoghi di paura e rassicurati anche con una carezza o un abbraccio se possibile. La fisicità all’interno del nucleo familiare, salvo malattia ovviamente, è auspicata e rappresenta una grande risorsa per ricevere e trasmettere sostegno emotivo, senza bisogno di troppe parole.

La didattica a distanza impegna gli alunni di ogni età, soddisfa il bisogno di recuperare una certa routine rassicurante oltre che formare e istruire in senso stretto, ma da sola non basta a rispondere ad alcuni bisogni. Uno fra questi che diviene pressante soprattutto fra i ragazzi più grandi, è il bisogno di intimità, di stare soli. Non tutti possono godere di case con diverse stanze, giardino o ampi balconi: come fare ad offrirlo? Come organizzarsi? Decidete in famiglia una stanza che durante la giornata sarà ad uso esclusivo di un membro della stessa, per un tempo definito ad esempio un’ora, per cui gli altri non dovranno entrare per nessun motivo e non verranno fatte domande in seguito circa a cosa si sarà fatto al suo interno. I giovani hanno bisogno di sentire tutelato il proprio spazio di crescita emancipatoria e questa soluzione aiuta a stemperare tensioni e offre il riconoscimento del diritto a diventare grandi.

Per i più piccoli invece, la fantasia rappresenta di per sé una grande risorsa: accompagniamoli a sfruttarla al meglio, costruendo con loro uno “spazio magico”. Sicuramente l’abbiamo fatto tutti da bambini: costruirci una capanna con un lenzuolo appeso o una grotta con i cuscini smontati dal divano. Ecco, creiamo un luogo dove possano entrare fisicamente, sdraiarsi con un pupazzo o ad ascoltare musica, avendo cura di osservare cosa potranno vedere guardando sopra di loro. Questa capanna potrebbe essere temporanea o permanente: magri posizionata in salotto, così da tenerli d’occhio senza che vivano il peso della costante sorveglianza. Offritevi di entrare per leggere con loro un libro, ma solo se vi daranno il permesso!

Quando questo periodo si concluderà, sarà necessario tirare le somme dentro di noi e valutare gli effettivi confini del disagio che stiamo vivendo, valutare se e come cercare aiuto, ma di sicuro attivarsi sin d’ora in modo positivo e propositivo, ridurrà le conseguenze. Chi ben comincia, è a metà dell’opera.