Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si sia sentito ferito in maniera profonda dalle parole di qualcuno. Cosa rende certe parole più taglienti di altre? Com’è possibile che la stessa cosa detta da persone differenti, abbia un eco diverso in noi? Possiamo essere più forti di fronte agli attacchi? E noi, siamo sicuri di non ferire l’altro? Mettiamo un po’ d’ordine in merito.

Prima cosa da tener presente è “chi ci parla”. Le persone a cui siamo affettivamente più legati, quelle di cui ci fidiamo e amiamo di più, risultano catturare meglio la nostra attenzione, mentre abbassiamo le nostre difese e lasciamo spazio affinché le loro parole ci arrivino “dritte al cuore”, come si sul dire, esponendoci così più facilmente a livello emotivo. Secondo, le critiche dovrebbero sempre avere almeno due caratteristiche: porre l’accento su un dato comportamento e non essere svalutanti della persona nella sua interezza; offrire uno spunto per riflettere e dare opportunità per cambiare. Detto con un esempio, dire “Sei sempre la solita incapace! Non cambierai mai!” è ben diverso da “Oggi non è andata bene la cosa X, possiamo farla in modo diverso secondo te la prossima volta?”. Terzo, la forza con cui possiamo affrontare critiche sgradevoli, è direttamente proporzionale alla nostra autostima e al senso profondo di sicurezza di cui disponiamo. Nessuno dovrebbe arrivare a ferirci profondamente con le sole parole, se accade è importante fermarsi a riflettere e cercare di comprendere le cause di tale malessere.

Le parole possono essere anche di grande conforto: usandole con cura, avremo cura gli uni degli altri.

Alba Passarella

Pedagogista Clinico ANPEC N.4278

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