Una volta attraversato il periodo della pandemia con i suoi stop forzati e a tratti mal digeriti forse, è necessario avviare un processo di autoriflessione su cosa abbiamo imparato in quest’esperienza. Saper trarre insegnamento attivando un pensiero critico rispetto noi stessi, ci offre l’occasione di crescere anche nelle difficoltà. La scorsa settimana ho proposto il tema dei problemi legati all’alimentazione e oggi invece pongo il riflettore sulle priorità e il superfluo.

Nel momento in cui siamo costretti a stare fermi è probabile che si inneschino meccanismi introspettivi, per cui finiamo col fare bilanci rispetto alle nostre scelte, percepiamo cosa veramente ci manca e di cosa potremmo fare a meno, ricordando esperienze passate e ricucendo forse i pezzi di trascorsi dolorosi che in precedenza avevamo celato anche a noi stessi, nascondendoli sotto al tappeto della fretta quotidiana. Stare fermi e soli (o quasi) comunque staccati dalla quotidianità, lascia spazio alla riemersione di ciò che non abbiamo completamente rielaborato, costringendoci a prendere nuove misure con “le cose” che occupano il presente.

Questo blocco ci ha costretti a guardare a noi stessi con occhi diversi, favorendo la distinzione fra l’essenziale e il superfluo, non solo negli affetti, ma anche nelle piccole e grandi cose di tutti i giorni, portandoci ad apprezzare alcuni piaceri come un caffè al bar con un amico o la libertà di camminare mangiando un gelato ad esempio; di contro, ci saranno state cose che ci parevano importanti calare improvvisamente di interesse, come quella frenesia di arrivare con largo anticipo “perché non si sa mai”. Il punto non è cambiare necessariamente le nostre priorità una volta tornati alla tradizionale routine, ma aver preso coscienza di quanto abbiamo provato e ricordare che non è un dramma se alcune cose in futuro mancheranno.

Arriverà presto (speriamo) il tempo in cui il covid sarà solo parte del passato e le nostre vite torneranno alla solita complessità e rapidità: non perdiamo l’occasione per imparare anche dell’esperienza pandemia. Aver chiare le proprie priorità non coincide necessariamente con la perdita di qualunque cosa definibile come “superflua”, ma offre l’occasione di godere del “superfluo” in quanto tale. Accade così che la celebre frase di Oscar Wild, “niente è più necessario del superfluo”, mi trovi d’accordo.