Stiamo vivendo un periodo veramente pesante dal punto di vista emotivo, soprattutto perché non abbiamo idea certa della sua fine. Le nostre consuetudini sono completamente sconvolte e le giornate hanno ritmi e impegni assolutamente nuovi: non è semplice adattarsi a tanti cambiamenti in breve tempo, con la paura del contagio a fare da sottofondo. Come Pedagogista Clinico mi sento in dovere di diffondere alcune informazioni utili a ridurre l’impatto traumatico che questa situazione potrebbe lasciare. E’ scientificamente provato che l’esposizione a stimoli che generano stress per un tempo prolungato, possa produrre nel nostro cervello dei cambiamenti di tipo traumatico, modificando nei soggetti più fragili e sensibili, il modo di funzionare anche a livello cognitivo, questo nel migliore delle ipotesi. Se ci fermiamo ad analizzare le situazioni di pesante stress a cui sono sottoposti i soccorritori, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine ad esempio, o chi si trova ad essere in quarantena obbligatoria o ha perso un caro senza neppure essergli stato accanto, si capisce bene quanto la situazione possa generare sintomi importanti sin da ora, che potrebbero peggiorare se non sostenuti da subito.

In particolare oggi intendo affrontare la situazione che i genitori e i docenti si trovano a vivere, a tutela dei più giovani. Premesso che avere paura è umano e lecito, soprattutto in questo periodo e che una dose adeguata di paura ci tutela dall’esporci ai pericoli, l’eccesso di questa emozione può creare problemi, quindi attiviamoci per promuovere comportamenti a tutela nostra e di chi è accanto a noi.

La prima cosa da tener a mente è che i bambini hanno bisogno della verità. Far finta che non stia succedendo nulla o peggio mentire, andrebbe ad erodere la fiducia che il bambino pone nell’adulto, senza la quale non possiamo infondere sicurezza, lasciandoli emotivamente soli con le loro paure. La verità quindi, espressa in modo rassicurante, con un linguaggio adeguato all’età e l’esplicita disponibilità a rispondere a domande che possano venire loro in mente. Potrebbe accadere che si riceva una brutta notizia, che ci faccia piangere ad esempio e i bambini ci vedranno, capiranno che qualcosa non va: prendetevi il tempo di calmarvi e spiegate che avete ricevuto una notizia triste, se si è tristi si piange e raccontate in modo adeguato la verità. Siamo tutti bloccati nelle stesse stanze, mentire non aiuta nessuno.

Secondo, ma forse più importante e a tutela di TUTTI NOI, evitate la sovraesposizione mediatica: no a tv e radio costantemente accese su notizie riguardanti il Covid-19. Reiterare tutto il giorno lo stato d’allerta che il nostro cervello attiva, ogni volta che riceve immagini e informazioni in merito, acuisce lo stress in modo cumulativo, con conseguenze sulla qualità del sonno e dell’abbassamento delle nostre difese immunitarie nel breve periodo, mentre sul lungo periodo offre il fianco all’insorgere di problematiche ancor più serie. Scegliere in modo attivo e consapevole un paio di aggiornamenti quotidiani sull’andamento della pandemia, risulta essere un ottimo aiuto. Non lasciate i bambini e i ragazzi soli di fronte ai programmi tv, condividete la visione e commentatela insieme.

Terza utile indicazione riguarda la routine, la cui importanza è ben nota ai docenti, soprattutto degli alunni in tenera età. Essa alimenta la sicurezza e riduce lo stress perché “so cosa mi aspetta” e in un momento in cui in realtà, nessuno ha grandi certezze, rappresenta una vera ancora di salvezza. Allora come docenti si comprende l’importanza ancora più pressante di contatti quotidiani regolari, la necessità di alimentare relazioni a distanza in cui si possa vedere oltre che sentire, il bisogno di ricevere indicazioni didattiche a fine formativo certo, ma non solo. Mantenere la routine significa contribuire a strutturare quel senso di sicurezza indispensabile per ridurre al minimo l’impatto traumatico che questo periodo lascerà a tutti noi, perché nessuno ne è escluso. La didattica a distanza in ultima analisi, è utile agli alunni, alle famiglie ma anche agli stessi docenti: uniti possiamo farcela.