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Sfatiamo il mito che l’infanzia sia sempre e comunque un periodo spensierato e divertente, solo perché si è “piccoli”. Sempre più spesso incontro a scuola o in studio, come nella vita in genere, bambini in età prescolare o all’inizio della primaria, poco sereni, che si relazionano con l’altro, per la maggior parte del tempo, con nervosismo o addirittura con gesti aggressivi, apparentemente senza motivo. Bambini irritati quasi ogni giorno, manifestano profonde difficoltà e sicuramente non vivono un periodo “spensierato” della loro esistenza.
I primi anni di vita sono fondamentali per la strutturazione delle connessioni neurologiche, per la costruzione delle modalità con cui leggere la realtà e definire i modi con cui rispondere alle sollecitazioni. In altre parole, le esperienze fatte nei primi anni, modellano il modo con cui, in futuro, la persona definirà le proprie scelte. Un vissuto che espone all’insicurezza, alla trascuratezza affettiva, a tensioni o ansie, ad esempio, non favorirà la costituzione di una personalità sicura, solida, capace di valutare con serenità le proprie risorse per rispondere al meglio, alle sollecitazioni dell’ambiente. Trascurare segnali di difficoltà emotiva di quel bambino “arrabbiato”, pensando che prima o poi “crescerà”, significa assumersi la responsabilità di lasciare “in sospeso” le cause di quei comportamenti e nessuno può sapere con certezza, se le esperienze future saranno sufficienti per recuperare quelle parti di sé ora in crisi. Ovviamente non si parla di comportamenti “arrabbiati” occasionali, legati magari ad un periodo breve di crisi con una causa precisa e circoscritta (trasloco, separazione genitori, arrivo di un fratellino per esempio) se questo si risolve in un periodo ragionevole, ma di quelle situazioni che si protraggono nel tempo, che vengono evidenziate a casa come a scuola o in altre situazioni sociali che vive il bambino, che ricorrono insomma con una certa frequenza e a cui la famiglia non riesce a dare un contenimento.
Che adulto sarà un bambino arrabbiato? Nessuno può dare risposte certe perché la vita potrebbe offrire una serie di esperienze positive sufficienti, per riassorbire le problematiche vissute; tuttavia sappiamo che, gli adulti che non hanno rafforzato sicurezza e autostima nella propria infanzia, risultano essere più vulnerabili dal punto di vista emotivo. Sono cioè adulti che ad esempio creeranno relazioni non sempre equilibrate e/o soddisfacenti, non riusciranno facilmente a vivere con serenità o a rilassarsi, avranno probabilmente problemi nella gestione dello stress quotidiano. Concludendo, è auspicabile non considerare necessariamente “piccoli” i problemi dei più piccoli.

Alba Passarella
Pedagogista Clinico ANPEC N.4278
333 666 98 05

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