OUTDOOR EDUCATION – prima parte

RUBRICA: IL PUNTO DI VISTA DEL PEDAGOGISTA CLINICO

Negli ultimi anni si sente parlare di didattica all’aperto nelle scuole, più diffusamente nota come outdoor education, ma cos’è? L’argomento è complesso e articolato per questo dividerò l’argomento in due parti nelle uscite di ottobre e di novembre.

Facciamo subito un po’ di chiarezza sui termini: l’outdoor education è come un grande ombrello sotto cui si trovano una molteplicità di proposte formative che si sostanziano all’aperto, ma fra loro possono essere veramente differenti. Per esempio, nell’outdoor adventure troviamo le esperienze di tipo “sportivonaturalistico”, dallo scoutismo all’alpinismo giovanile, che nulla hanno a che fare con la scuola, ma certamente promuovono apprendimenti direttamente in ambiente. E a scuola? Qui è più opportuno parlare di didattica attiva all’aperto dato che le proposte e gli obiettivi saranno evidentemente vincolati a una cornice istituzionale.

L’aria aperta esercita un gran fascino di solito, facendo scattare però spesso sentimenti contrastanti nel momento in cui si immagina di sfruttarlo a livello scolastico: da un alto c’è l’entusiasmo per l’intuizione delle potenzialità e dall’altra si insinuano dubbi sulla possibilità di realizzare veramente un progetto formativo. Certamente la pandemia ha costretto quasi tutti a sperimentare l’esterno in qualche misura e ciò ha portato anche i più scettici a intravedere qualche opportunità ma per coglierla è necessario cambiare. Detto questo, non è semplice modificare il proprio approccio didattico e sicuramente ci vuole del tempo per incamminarsi verso una didattica attiva all’aperto, ma è possibile cambiare a patto di attivare un certo grado di flessibilità mentale. Ciò riguarda tutti i soggetti coinvolti nella scuola, non è un “problema dei docenti” come verrebbe da pensare: dal Dirigente Scolastico agli ATA, dai giovani alle famiglie, nessuno viene escluso, perché l’efficacia di questo approccio pone una radice fondamentale nella condivisione. Le ricadute nella riduzione dello stress di docenti e allievi, come una facilitazione dell’inclusione di soggetti considerati più difficili sono ormai evidenti in ambito accademico. Per saperne di più consultate il sito della Rete Nazionale delle Scuole all’Aperto, dove troverete spunti bibliografici, il canale YouTube e diverse indicazioni utili.

Alba Passarella, Pedagogista Clinico ANPEC – www.studiometalogo.com – cell. 333.6669805 whatapp o sms.