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Da oltre dieci anni vivo come docente di scuola dell’infanzia il delicato momento dell’inserimento. Si tratta di un periodo in cui il bambino si trova a crescere anche in modo “formale”, essendo questa la prima vera scuola che andrà a frequentare nella propria vita. Certo l’esperienza dell’asilo nido per chi l’ha vissuta, ha già rappresentato una prima forma di socialità importante ma all’infanzia le cose cambiano notevolmente: il rapporto educativo docenti-alunni è più che raddoppiato, i compagni grandi sono ad un passo dalla scuola primaria e scompare la presenza in classe del genitore nell’inserimento. Scompare perché il bambino ora è pronto. Mamme, papà, voi siete pronti?

Generalmente i bambini che entrano alla scuola dell’infanzia hanno circa tre anni, hanno sviluppato sufficienti autonomie per essere inseriti qui e sono pronti a sviluppare nuove competenze. L’ambiente risulta estremamente diverso dal nido: aule, tavoli e sedie sono più grandi, ci sono molti più alunni e il tempo di pannolino e ciuccio dovrebbe essere superato, almeno nel “tempo scuola”. Sono persone in grado di inserirsi in questo contesto con le loro risorse in termini di sicurezza e autonomia. Le lacrime sono assolutamente normali: si tratta del primo cambiamento radicale della loro esistenza, un po’ di “crisi” è plausibile. Cosa possono fare mamma e papà? Essere sereni. La forza della stabilità che un genitore può trasmettere ad un figlio, esclusivamente perché egli per primo è realmente sicuro e tranquillo, non può essere sostituita da nessun docente. Se lasciando il bambino a scuola, il genitore non è sereno, vive uno stato d’ansia ed è colto da paure, trasmettete al bambino insicurezza, ansia e paura. Il piccolo vive il “messaggio implicito” che il luogo dove viene lasciato non è rassicurante e da solo, a tre anni, farà fatica a superare il periodo dell’inserimento con tali premesse. Siate tranquilli e trasmetterete tranquillità, anche se il piccolo piange e chiede di andare a casa. Fra l’altro vorrei sfatare un falso mito: se due bambini di due anni e mezzo o forse tre, si conoscono dal nido o perché si frequentano a casa, si possono confortare durante l’inserimento. Quando un bambino di quell’età piange perché sta “elaborando” il proprio inserimento, cerca la mamma, trova il docente a confortarlo e il contesto classe a fargli da rinforzo intorno, ma non cerca il proprio amichetto che, fra l’altro, starà facendo anch’egli i conti col proprio inserimento. A quest’età è ancora troppo egocentrico per porsi in relazione con un coetaneo in un momento di “sofferenza” alla ricerca di conforto: cercherà il genitore o l’insegnante. Quindi tranquilli anche in questo caso: l’ambiente scuola dell’infanzia è preparato ad accogliere le lacrime dei nuovi iscritti, anche se all’inizio non si conosce nessuno.

Buon anno scolastico a tutti!

Alba Passarella

Pedagogista Clinico ANPEC N.4278

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PDF: Settembre inserimento scuola infanzia