Project Description

Dire “no!” a qualcuno, specialmente al propio figlio, pur nella piena consapevolezza della necessità di tale “no”, è una grande fatica!

Questa fatica va riconosciuta, è impegno e sforzo, anche al di là del risultato immediato, è la base per poter iniziare a comprendere insieme, cosa si potrebbe fare per rendere più efficace tale sforzo.

Il Pedagogista Clinico non dà infatti ricette preconfezionate da applicare a prescindere dalla conoscenza di persone e situazioni che sono uniche e irripetibili nella loro complessità, ma radica il proprio intervento nell’accoglienza di chi vive una difficoltà, senza giudizio o pregiudizio.

E’ possibile comunque fare insieme qualche riflessione di buon senso anche in una rubrica, chissà che non si avvii qualche processo di cambiamento e in ogni caso, il lettore insoddisfatto potrebbe richiedere un approfondimento individuale in altra sede.

Dire “no” tutto sommato non è difficile, il problema è mantenerlo, essere credibili e convincenti.

Quando il bambino che ha appena ricevuto un “no”, scioglie lo sguardo serio in un sorrisetto accattivante, è veramente dura non corrispondergli un sorriso immediato a nostra volta!

Il bambino attinge dalle proprie risorse per tirarsi fuori da una situazione che sente un pò sgradevole, quindi sorride.

L’adulto è fortemente tentato di ricambiare all’istante quel sorriso, è umano, ma quali possono essere le conseguenze? Insieme al nostro sorriso, il bambino riceve implicitamente il messaggio che quel “no” in realtà non ha questo grande valore e tende a dimenticare subito l’accaduto, compreso il limite collegato a quel “no”.

Ciò significa che se il “no” fosse stato legato ad un comportamento rischioso, ad esempio “no, non andare vicino ai fornelli mentre mamma cucina”, il bambino non avrebbe imparato a tenersi lontano da un potenziale pericolo.

Ovviamente anche i “no” vanno dosati e contestualizzati: non si può dire sempre “no” altrimenti è un pò come se si consumasse fra le altre parole, perdendo la sua forza di limite inviolabile.

Bisogna discriminare quali sono i “no” da cui non si può retrocedere ed essere coerenti e risoluti, altrimenti si perde di credibilità; vagliare le occasioni in cui “sarebbe no, ma per questa volta possiamo fare un eccezione”, spiegando cos’è l’ eccezione e valorizzando anch’ essa; tenere presente su quali punti si può in qualche misura ragionare col bambino sull’opportunità di fare o meno una cosa.

Va da sè che molto dipende dall’ età del bambino, tuttavia, crescere in un clima educativo improntato alla giusta dose di limiti, offre al bambino la possibilità di crescere sentendosi maggiormente sicuro e consapevole.

Alba Passarella Pedagogista Clinico ANPEC

PDF: CHE FATICA DIRGLI NO